Il ruolo della filantropia nel futuro del Terzo Settore
Avv. F. Scalvini | Il ruolo della filantropia nel futuro del Terzo Settore
Si è così completato, secondo uno schema logico il quadro operativo dell’universo degli enti del terzo settore. Se collochiamo le diverse figure giuridiche tipiche lungo il continuum rappresentato dell’esercizio o meno di attività economiche o ancora lungo quello attività produttive/attività redistributive, troviamo adesso ai due poli estremi l’impresa sociale – che esercita attività economiche di produzione di beni e servizi di interesse generale – e dall’altro gli enti filantropici – ai quali è inibito l’esercizio di attività economiche, potendo svolgere esclusivamente una funzione redistributiva di denaro, beni e servizi, anche di investimento. In mezzo l’insieme di generici enti del terzo settore, associazioni di promozione sociale e organizzazioni di volontariato che operano mescolando, in modo non sempre ben armonizzato, attività economiche di carattere produttivo e attività tipicamente redistributive.
Prima del Codice solamente per le fondazioni bancarie era stato definito un profilo altrettanto nitido di ente chiamato a perseguire finalità di interesse generale non attraverso un’attività diretta, bensì sostenendo l’azione degli altri soggetti che operano in prima linea. Ora, grazie soprattutto all’azione svolta da Assifero, l’associazione nazionale che da quasi vent’anni aggrega gli enti della filantropia istituzionale, oltre alle fondazioni bancarie hanno ottenuto uno specifico riconoscimento anche questi soggetti, che si stanno sempre più diffondendo nel nostro paese, a loro volta articolandosi in tre tipologie sottostanti.
Vi sono le fondazioni di comunità, le fondazioni d’impresa e quelle che fanno capo a singole persone o famiglie. Quale che sia la modalità di approvvigionamento di risorse - raccolta fondi, rendite da patrimoni, sussidi ricorrenti garantiti da parte di grandi società corporate – nell’insieme svolgono una funzione decisiva di sostegno alle attività delle altre realtà del Terzo settore.
Si tratta di un’attività che in questi ultimi anni è andata qualificandosi in modo significativo sotto vari profili. Innanzitutto un numero sempre più rilevante di EF sta superando le tradizionali modalità di finanziamento di progetti, spesso individuati attraverso bandi che non sempre portano ad avere adeguata attenzione per le organizzazioni proponenti. Il nuovo indirizzo porta a prestare maggiore attenzione proprio alle caratteristiche, alla storia e all’esperienza dei vari enti, per aprire con loro un dialogo progettuale che permette di realizzare specifiche iniziative, ma anche accompagnare lo sviluppo complessivo dell’organizzazione. Questa evoluzione è favorita anche dal fatto che gli EF sono sono sempre più attenti ad acquisire e ridistribuire in modo mirato quello che oggi viene definito il “capitale immateriale”. Quell’insieme di conoscenze, relazioni, esperienze che possono essere rese disponibili insieme alle risorse finanziarie e che spesso permettono di meglio orientare e di valorizzarne l’uso.
Il tutto col vantaggio non indifferente che, mentre il capitale finanziario, quando usato in azioni filantropiche, normalmente tende, fisiologicamente, a diminuire, il capitale immateriale più viene utilizzato, più si arricchisce e cresce. Garantendo un costante gioco al rialzo circa lo sviluppo complessivo del Terzo Settore e della sua capacità di servire al meglio il Paese.