Public benefit status and CMD systems for associations and non-profit organizations in the EU
Public benefit status and CMD systems for associations and non-profit organizations in the EU
Stando agli ultimi dati forniti dalla Commissione europea, si contano nei 27 paesi dell’Unione europea circa 4.600.000 Enti Non Profit (di cui più dell’85% sono associazioni) che contribuiscono significativamente ai valori economici e sociali dell’Unione europea e richiedono pertanto un quadro giuridico di supporto.
Sul tema è stato appena pubblicato, sul sito del Parlamento europeo, un ampio studio comparato sulle organizzazioni di pubblica utilità, realizzato per conto della medesima istituzione dal Prof. Antonio Fici, membro del Comitato Scientifico Terzo Settore di Cattolica (Gruppo Generali).
Lo Studio analizza in chiave critica e comparata le discipline sullo status di pubblica utilità presenti nei 27 paesi dell’Unione europea, ponendo così a confronto il Terzo Settore italiano con le categorie equivalenti degli altri Stati membri dell’Unione, inoltre:
- Individua tre distinti modelli di legislazione sugli enti di pubblica utilità: un primo modello in cui lo status di pubblica utilità è di natura eminentemente fiscale, ancorché non privo di significativi risvolti sostanziali. Il modello è presente, tra gli altri paesi, in Austria e Germania; un secondo modello in cui lo status di pubblica utilità è uno status organizzativo di natura generale e non solo fiscale, come accade, tra gli altri, in Irlanda, Italia e Polonia; un terzo modello in cui uno status generale non esiste, ma vi sono status di pubblica utilità specifici per associazioni e fondazioni, come accade ad esempio in Francia;
- Presenta i principali contenuti di ciascuna disciplina nazionale, dai requisiti identificativi degli enti di pubblica utilità ai principali strumenti di supporto, anche fiscale, di cui questi enti possono beneficiare. Costituisce perciò una fonte unica dalla quale attingere dati per la conoscenza del quadro giuridico del non-profit in Europa.
Particolarmente importante è la parte dedicata al trasferimento della sede all’estero e alle criticità poste per gli enti senza scopo di lucro dall’assenza di una legislazione europea al riguardo, a differenza di quanto accade per società di capitali e cooperative, che su una legislazione europea ad hoc possono già contare.
Lo Studio si sofferma quindi sul diritto europeo, dando conto delle principali evoluzioni che lo stanno attualmente riguardando. Tra queste, la proposta di Raccomandazione europea sull’economia sociale e la proposta di Direttiva europea sulle associazioni transfrontaliere.
Nella parte conclusiva dello Studio è possibile leggere alcune proposte concrete de iure condendo, tra cui quella relativa all’introduzione di uno status giuridico europeo degli Enti del Terzo Settore o delle organizzazioni di pubblica utilità, che sarebbe utile per risolvere i problemi di mutuo riconoscimento che attanagliano queste organizzazioni.
Per consultare e scaricare lo studio clicca qui.