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22 novembre 2022 in Efficacia

L’amministrazione condivisa prende il largo

di
Avv. Felice Scalvini
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L’amministrazione condivisa ha il suo fondamento non tanto in nuove pratiche contrattuali, bensì in un sostanziale riposizionamento degli attori in gioco.

“Coprogrammazione e coprogettazione”: ormai non v’è discorso riguardo alle politiche sociali nel quale non risultino evocate queste due parole magiche. Una specie di mantra, che proprio come le antiche formule rituali, spesso viene ripetuto senza una esatta consapevolezza di cosa esattamente si tratti, di quali siano le modalità per realmente operare in questo senso, di quali implicazioni determini. Ormai se non si coprogramma e, soprattutto, non si coprogetta non ci si può sentire sulla frontiera più evoluta della gestione delle politiche sociali. 

 

Viene da chiedersi se tutto ciò sia un bene.  La risposta è complessa, come sempre quando innovazioni sostanziali si affacciano e iniziano ad affermarsi nel contesto sociale ed istituzionale. Infatti, il punto vero è di quanto i diversi attori in campo stiano davvero comprendendo, introiettando e attuando la novità rappresentata dall’amministrazione condivisa. Vi è infatti una tendenza, difficile da quantificare, ma robusta, a non considerare il nuovo approccio come un reale voltare pagina, applicandosi sostanzialmente ad operazioni di semplice maquillage del tradizionale modus operandi. 

 

Ciò avviene quando non ci si rende conto che l’amministrazione condivisa ha il suo fondamento non tanto in nuove pratiche contrattuali, bensì in un sostanziale riposizionamento degli attori in gioco. In questo determinando una forte discontinuità rispetto al passato, fondato su un sistema tolemaico con al centro la Pubblica Amministrazione, contornata da enti-satelliti guidati dalla sua forza centripeta. Ora invece la centralità della PA sarà solamente procedurale, in quanto garanzia circa le regole di funzionamento che, ponendo tutti i soggetti sul medesimo piano riguardo ai contenuti, richiedono però che ve ne sia uno – quello pubblico – in grado di far funzionare al meglio i meccanismi di comunicazione e relazionali

 

Cogliere appieno questa innovazione significa però abbandonare il passato sistema di rapporti e procedere ad una sua radicale riconfigurazione. Il punto cruciale è dato dal venir meno del tradizionale rapporto di scambio tra gli enti del Terzo Settore e la PA, per passare ad un rapporto di tipo associativo indirizzato alla risposta dei bisogni dei cittadini. in concreto sto parlando del definitivo superamento del regime degli appalti per giungere ad un diffuso sistema di accreditamento e di partenariato, come previsto all’art. 55 del CTS.  

 

Ciò che invece spesso si vede in giro è l’utilizzo di facciata di una presunta coprogettazione finalizzata a produrre un tradizionalissimo affidamento di servizi in forma di appalto.  

 

Da ciò la risposta problematica alla domanda di quanto sia apprezzabile il gran riferirsi ad iniziative di coprogrammazione-coprogettazione. Tendenza positiva, a patto che non nasconda il tentativo di mettere vino nuovo in otri vecchi.