Torna indietro
31 dicembre 2020

Avv. F. Scalvini | Nuove istituzioni per le comunità del futuro

di
Avv. Felice Scalvini
Condividi su

Le fondazioni di comunità, anche in tempi complessi come gli attuali, o forse proprio per questo, proseguono la loro lunga marcia. Dalle prime esperienze pilota promosse da fondazione Cariplo, ormai quasi vent’anni or sono, si sta assistendo, nel corso degli ultimi anni, ad un proliferare costante del fenomeno, che conta ormai oltre cinquanta enti operanti in pressochè tutte le regioni. Ad esse vanno aggiunte altre realtà – una decina - in fase di più o meno avanzata gestazione. Non solo moltiplicazione peraltro, ma, in molti casi, diversificazione.

Come emerge anche dai confronti internazionali, le Fondazioni di Comunità sono portate naturalmente a confezionarsi una specie di abito su misura in relazione alle caratterisiche dei territori di riferimento. Comunità urbane e rurali, evolute o in via di trasformazione, omogenee o caratterizzate da forti diversità culturali ed etniche: tutte possono cercare un modo, per certi versi diverso, per altri uguale, di ritrovarsi intorno ad una propria fondazione.


Le comunità sono come le persone: tutte con elementi simili, ma senza che qualcuna sia esattamente uguale a qualcun’altra. Tutte però hanno bisogno di tessuto connettivo, di fattori di integrazione, di occasioni perché le diverse persone che in esse vivono e le organizzazioni che vi operano abbiano la possibilità di conoscersi, di specchiarsi l’una nell’altra, di individuare, anche solo per frammenti, qualche progetto da condividere, qualche visione comune a cui aderire. Senza tutto ciò, non c’è comunità.

Questo è sempre avvenuto nel corso della storia del nostro Paese: i campanili, i municipi, le piazze, i mercati, le scuole, le associazioni, i partiti, i distretti industriali, i sindacati, tutti i luoghi e le forme dell’agire comune che, nel corso della storia, sono nate e si sono modificate e spesso rigenerate su nuove basi, hanno costruito quello che oggi siamo. Hanno rappresentato il micelio diffuso, indispensabile per una buona convivenza e un soddisfacente progresso non solo economico, ma culturale, civile, spirituale.


Oggi queste istituzioni risultano spesso in crisi di fronte alle sfide e alle trasformazioni della modernità. Come in ogni epoca, molte cose cambiano, tramontano e nascono dentro le comunità. Talvolta gli esiti di questi processi sono positivi, talaltra si determinano stasi, involuzioni e talvolta addirittura tragiche regressioni. Le forze che intrecciano le comunità si perdono o assumono connotati negativi: saltano i meccanismi che permettono alle persone e alle organizzazioni di sintonizzarsi, vivere e operare bene insieme, esplodono i conflitti.


Per questo è necessario lavorare per tempo e costantemente alla costruzione di anticorpi positivi rispetto ai germi distruttivi che ogni comunità, in misura più o meno consistente, conserva al proprio interno. Questi anticorpi sono rappresentati soprattutto da organizzazioni e istituzioni fondate su valori positivi, da modalità di lavoro evolute, coerenti con le caratteristiche dei contesti di riferimento e al passo con i tempi.


Le Fondazioni di Comunità italiane sono sulla buona strada. Stanno dimostrando di saper raccogliere e introdurre in modo stabile spinte positive all’interno delle loro comunità e di favorire l’approccio alle trasformazioni che il nostro tempo propone. Soprattutto si incomincia a intravedere come tutto ciò possa divenire, nel tempo, un vero e proprio “disegno paese”, grazie anche all’azione che Assifero, la loro associazione di riferimento, sta conducendo con determinazione.


Una azione che il nostro Osservatorio propone come stimolo a tutte le comunità locali. Si tratta di una opportunità che prima sarà colta, prima produrrà i risultati che ovunque, le oltre 3000 fondazioni di comunità, sparse in tutto il mondo, hanno già saputo generare.
 


Felice Scalvini